«Quel 25 aprile del '45 io c'ero: per noi antifascisti fu dura anche dopo»

Mercoledì 24 Aprile 2024 di Giovanni Santin
Carla Sogne oggi e a bordo della Topolino acquistata nel 1958

SOSPIROLO - È un 25 aprile consapevole quello di Carla Sogne, 87 anni lo scorso febbraio.

Sia perché, pur bambina, ha vissuto la guerra e ne conserva qualche ricordo; sia perché ha conosciuto sulla propria pelle e nella propria storia cosa ha significato vivere sotto il fascismo e a 7 anni vide i due partigiani bolognesi impiccati fra Ponte Mas e Gron; infine perché, dopo la Liberazione, ha coltivato speranze di riscatto, anche come donna. «Vengo da una famiglia semplice di Sospirolo: mia mamma Luigia Vigne contadina, mio padre Giuseppe emigrante in Svizzera: quando rientrò per la guerra, venne chiamato per 6 volte dall’esercito, ma per motivi di salute non andò mai lontano».


COME UN RIFUGIO AEREO
Carla conserva le pagelle delle elementari: «La scuola? Quando i bombardamenti lo permettevano, ma al suono della sirena si andava nelle cantine della canonica, freddissima, dove era ospitata la scuola. E la maestra Alina Comina, di Voltago, arrivava dal suo paese superando ogni volta i controlli dei tedeschi». Sotto il regime che portò l’Italia in guerra, la vita non fu facile: «La nostra famiglia ha sofferto perché antifascista. I Savoia, in onore del piccolo Vittorio Emanuele nato nel 1937, regalarono a tutti i nati in quell’anno una culla; ma quando mio padre andò in comune a ritirarla, la mia non c’era più. Ci ritrovavamo la tessera annonaria sempre scoperta, svuotata da altri, mio padre rifiutato perché non aveva la tessera fascista; per questo si dovette inventare altri lavori, da seggiolaio a boscaiolo. A scuola, dove una maestra ci faceva cantare Faccetta nera, eravamo preparati che la differenza fosse normale».


LO ZIO PARTIGIANO
A rendere ancora più esposta la posizione della famiglia, uno zio, Paolo Vigne, partigiano in montagna fra Sospirolo e Agordo, col nome di battaglia Campanella anche comandante della brigata Pisacane. Racconta Carla: «La sua mamma, Giustina Lovat, finì in prigione perché aveva detto di essere orgogliosa del figlio. E quando questi venne ferito, dopo il coprifuoco e superando i posti di blocco, di notte, mia mamma andava a fargli le iniezioni nei fienili dove trovava riparo». Un’ostilità aperta, quella dei fascisti, nei confronti della famiglia: «Mio padre aveva consegnato i documenti per ottenere la pensione, ma lo stesso funzionario che si era preso questo impegno, li fece scomparire. Quella volta, me lo ricordo bene, mia mamma pianse tutto il giorno».


DOPO LA GUERRA
Finita la guerra, le difficoltà per Carla e i suoi non terminarono. «Nel 1948 mia mamma si ammalò e rimase in sanatorio a Feltre per 6 mesi; venne salvata dall’arrivo di una delle prime dosi di penicillina che acquistammo dall’estero. Fu in questo momento che mio padre contattò De Bastiani, un grossista di Formegan, e aprimmo un piccolo negozio di alimentari, rischiando un po’ perché l’altro esercizio di Sospirolo, molto più grande, con prezzi molto alti e prodotti acquistati al mercato nero, era di fascisti».


AL LAVORO A 12 ANNI
Comincia così, a 12 anni, la carriera lavorativa di Carla che a differenza di altre coetanee non andò a servizio, magari all’estero come capitava a tante, proprio per la malattia della mamma. «Tenevo i conti e compilavo i libretti perché la gente pagava quando poteva, in autunno, dopo aver venduto i prodotti della terra». Gli affari andavano bene e De Bastiani avanzò una nuova proposta: «Vendere a domicilio. Non fu facile pensare a un passo di questo genere, ma poi abbiamo accettato». «Se te la senti, lo fai», le aveva detto papà Giuseppe. E a 14 anni Carla inizia a guidare l’Ape ed a portare la spesa casa per casa: «Prima a Canale del Mis e da lì a Gena, con la teleferica che partiva nei pressi della cascata La Soffia. Lassù facevano una spesa consistente, sia perché erano lontani, sia perché boscaioli; poi una volta alla settimana uscivano dal paese, magari per andare a messa, e pagavano. Non c’era il telefono, ci davamo appuntamento e tutto funzionava. Il sistema del servizio a domicilio lo abbiamo inventato noi». Un successo che infastidì i gestori dell’altro negozio che subirono una perdita di clienti, soprattutto fra gli anziani per i quali era una indubbia comodità avere la spesa a casa: «Insinuarono non fossimo in regola; invece la licenza ce l’eravamo sudata e non facevamo pagare sovrappiù per il trasporto. Ci denunciarono ai Carabinieri dove mi presentai dopo una lettera mandata dal comune. Mio papà era morto e la sera, dopo aver finito di lavorare per il negozio, dovevo accudire i miei fratelli più piccoli perché mia madre era malata».


LA DISCRIMINAZIONE
In caserma il confronto fu duro e Carla ricorda ancora le parole del concorrente: «Voi non siete gente per il commercio, ma da partire per la Svizzera e non rubare il lavoro a noi». Un’accusa discriminatoria. Ma Carla seppe difendere sé e la propria famiglia. «Poi andai dal sindaco e gli dissi: “Non vi vergognate di avermi fatto convocare, voi che nemmeno siete venuti a vedere come andava a casa senza papà, senza pensione, con due fratellini piccoli e la mamma malata?”».


LA PATENTE A 21 ANNI
Nel 1958, a 21 anni, appena avuta la patente, Carla acquista una Topolino grigia: «Targa BL14036, presa di seconda mano a Torino per 190 mila lire. In quel momento, oltre al medico e al prete, ero l’unica a Sospirolo ad avere la macchina che usavo per qualche commissione per la gente del paese e le consegne a domicilio per il negozio che dopo il 1966 lasciai a mio fratello». Nel 1962 Carla sposa Fiorindo Sovilla e 4 anni dopo si trasferisce al Mas di Sedico, dove abita tuttora. E quando si guarda indietro dice: «La mia vecchiaia è senz’altro migliore della mia gioventù: allora mi sono privata di tutto, ora ho il medico, una casa, qualcuno che mi viene a prendere se non posso spostarmi da sola; chiedo solo la salute. Ma a pensare quali erano le speranze di allora e la situazione di oggi, soprattutto con le guerre ancora in corso, sto male. Essere usciti da una guerra così, dopo la vita che ho fatto di cui peraltro sono contenta, mi pare incredibile e mi procura tanta tristezza».
 

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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