Tredici alunni aiutano gli archeologi a svelare i segreti dell'antica Rovigo negli scavi all'ex carcere

Giovedì 25 Aprile 2024 di Andrea Rizzatello
Gli alunni "archeologi" con i principali reperti recuperati

ROVIGO - Nella sala Flumina del Museo Grandi fiumi, davanti a un folto pubblico, sono stati presentati gli scavi eseguiti all’ex carcere. Il museo mostra una Rovigo di un’epoca lontana e misteriosa, ignota ai suoi stessi abitanti. 
La conferenza è stata aperta dal presidente del Lions Club Rovigo Host, Ruggero Zambon: «Raccontare i primi passi della nostra città significa tutelarla e valorizzarla. Questo ha spinto la nostra associazione a mettere in cantiere questo progetto facendo eseguire diversi restauri. Recuperare l’ex carcere serve a raccontare la nostra identità». Sofia Teresa Bisi, insegnante e giornalista, ha aggiunto: «Siamo qui al Museo dei Grandi fiumi per leggere il nostro presente e scoprire il nostro passato. Rovigo, durante il Rinascimento, era una città bella e ricca di boschi, di rose, di fiori e di acqua. Il suo antico nome, Rodige, solleva questioni lessicali e tante sono le ipotesi». Valeria Cittadin, dirigente dell’Istituto Comprensivo 3 ha accennato al coinvolgimento degli studenti: «Ringrazio Lions per aver coinvolto la nostra scuola in questa iniziativa, abbiamo avuto modo di vivere un’esperienza meravigliosa, un esempio per i nostri ragazzi». Anche Raffaele Peretto si è detto “veramente soddisfatto e un po’ commosso nel vedere l’impegno e la passione dei ragazzi».
Ha concluso l’incontro Claudia Fiocchi: «Ho lavorato in questo cantiere dal 2022. Tutto è stato coordinato dal prof. Massimiliano Fragran con la Sovrintendenza delle Belle arti. L’area era un complesso monastico, che nel 1700 divenne convento di clausura. Fu soppresso nel 1810 e adibito vent’anni più tardi a tribunale e carcere. Durante i nostri scavi abbiamo ritrovato diversi manufatti preziosi per la storia della città».

DAI CASONI AL TRIBUNALE

Il progetto “Rodige. Nascita e sviluppo della città”, presentato martedì al Museo dei Grandi fiumi, ha portato alla luce una rilevante stratigrafia costruttiva, con resti di oggetti di uso quotidiano. «Lo scavo – ha inquadrato Raffaele Peretto del Cpssae – arricchisce quanto si conosceva della città. Negli anni ’60 anch’io avevo preso parte a ricerche attorno al tribunale in occasione dei lavori di restauro. È stata confermata l’esistenza nel XV secolo di un monastero intitolato alla Santissima Trinità; sono emersi elementi che meritano ulteriori approfondimenti». «I lavori eseguiti con la ditta Archetipo – ha aggiunto l’archeologa Claudia Fiocchi – hanno portato alla luce tracce di edifici a uso residenziale, risalenti al XIII secolo. Nel 1497 è stato fondato il complesso monastico, con ampliamenti nel 1700. Nel 1810 c’è stata la soppressione dell’istituto, sostituito nel 1829 da carcere e tribunale. La chiesa, chiusa nel 1871, è stata poi abbattuta nel 1872». 

PREZIOSI REPERTI

«Gli scavi – ha completato l’archeologa e docente Alessandra Marcante - sono stati condotti per circa 2 metri di profondità. Sono emerse ceramiche grezze e altre decorate, oltre a tanti cocci di vetro, bottoni, monete. Tra i vetri si possono riconoscere resti di bicchieri, di fiaschi e bottiglie venete. Ha partecipato ai lavori un gruppo di 13 allievi scuola media Casalini». «I materiali – ha aggiunto il ceramista Michelangelo Munarini – sono interessanti, legati alle funzioni del convento. Tra gli oggetti emblematici, c’è un piatto scodellato graffito a tre colori, di fine XV sec. con una figura femminile in un giardino che sembra Caterina Sforza. Ci sono poi un piattello del ‘500 con i simboli della città di Ferrara e una scodella con l’immagine beneaugurante di una coniglia gravida». I reperti, restaurati da Nathalie Antonioli e Barbara Bulgarelli, sono stati fotografati dall’artista polesana Raffaella Benetti, che ha presentato un catalogo in cui essi risaltano per bellezza e per il loro valore storico-culturale. 
Orgogliosa Valeria Cittadin, dirigente del Comprensivo 3, che ha sottolineato il valore formativo del progetto. «Le collezioni del nostro museo – ha aggiunto Chiara Vallini, conservatrice del Grandi Fiumi – sono sempre in divenire e sono costantemente oggetto di approfondimenti. Il pubblico ha ammirato alcuni dei pezzi restaurati, che andranno ad arricchire le nostre sale». 
«Raccontare la città – ha chiosato Ruggero Zambon, presidente Lions - è il primo passo per tutelarla e valorizzarla: questo ha spinto il Lions Club Rovigo Host a mettere in cantiere ‘Rodige’». Al termine un convivio offerto dal Lions Club.
 

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