Il pronto soccorso dell'Angelo perde il dottor Mutti: «Vado in pensione. Ai giovani medici dico, coltivate la pazienza»

Venerdì 3 Maggio 2024 di Maurizio Dianese
Il dottor Sergio Mutti
MESTRE - Anche il più bravo va in pensione. Il dottor Sergio Mutti, 67 anni, colonna portante del Pronto soccorso dell'Angelo in questi giorni si gode i primi giorni di riposto. Ma il fatto che abbia lavorato il 25 aprile dimostra come Mutti non abbia mai voluto far pesare la sua anzianità e la sua competenza. Perchè non è solo bravo, è anche unico nel rapporto con i pazienti. Un medico che ha fatto della disponibilità uno strumento di cura. «Se entri in empatia con chi hai davanti, hai il lavoro agevolato».
Originario di Murano, famiglia di vetrai, aveva iniziato ad aiutare il padre in fornace già a dieci anni. «Ma poi papà mi aveva detto chiaro e tondo che non voleva che facessi il suo mestiere. E del resto io avevo sempre voluto fare il medico. E non mi sono mai pentito». Liceo scientifico Benedetti a Venezia, poi la laurea a Padova nel 1985. Da quel momento Sergio Mutti diventa "mestrino". Anche se i primi anni li passa in sala operatoria a Venezia.
Al Pronto soccorso è approdato nel 1988. «Al Policlinico San Marco, dove sono rimasto fino al 2005 quando sono passato prima all'Umberto I e poi nel 2008 all'Angelo». E se dovesse dire come è cambiato il Pronto soccorso in questi anni, dice che il problema vero sono i numeri, «C'è l'assalto al Pronto soccorso, ma io la vedo da un altro punto di vista e cioè che l'ospedale è il massimo della certezza e della tranquillità per tutti. Sai che se vieni qui, sei nel posto giusto». E lo dice un medico che nella sua carriera ha visitato migliaia di persone e ad almeno una ventina ha salvato la vita. «Ma non basta la scienza, Ci vuole anche la pazienza. L'unica cosa che spesso manca ai giovani medici. Che sono preparati e forse ne sanno più di noi vecchi, ma non hanno la pazienza di ascoltare i pazienti e si lasciano prendere dal panico perchè hanno la coda in sala d'attesa. Dicono che sono troppo scrupoloso, ma non mando via nessuno senza una diagnosi che mi convinca. Una volta, non tanto tempo fa, un collega che sta smontando dal turno mi passa un paziente perchè lo mandi a fare una visita reumatologica. Ha le mani gonfie e vedo che sta male. Comincio a chiedergli che cosa è successo il giorno prima, perchè quelle mani gonfie non si spiegano con un problema reumatico. E un po' alla volta il paziente si apre e mi racconta che ha sentito un forte dolore al petto un paio di giorni prima e che poi gli è passato. Gli faccio un elettrocardiogramma e salta fuori che aveva un infarto».
Di episodi così il dottor Mutti ne può raccontare a decine, ma che i suoi pazienti si ricordino di lui e della sua voglia di scherzare, lo testimonia quest'altro racconto. «Ero in piazza Ferretto con un amico e mi ferma una ragazza sui 27-28 anni. Mi saluta come se ci conoscessimo da sempre. Ma io non ricordo proprio. E lei allora mi dice che quando aveva 7 anni, vent'anni prima, l'avevano portata al Pronto soccorso perchè era caduta da una sedia e le si era staccato un pezzo di orecchio, impigliato su un gancio. E io glielo aveva riattaccato e lei si ricordava ancora che le avevo dato delle caramelle e che l'avevo consolata e tranquillizzata. Un medico può chiedere di più»? Ecco perchè la pensione di Sergio Mutti è una grande perdita per l'ospedale dell'Angelo. L'unica speranza è che, vista la carenza di medici, possa rientrare come pensionato libero-professionista. «A me non dispiacerebbe, perchè, grazie anche a mia moglie, sono sempre venuto al lavoro contento e quando me ne vado a casa dopo notti insonni, continuo ad essere contento di aver fatto il mio per aiutare gli altri».
 
Ultimo aggiornamento: 09:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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